9 – 14 maggio | Teatro della Pergola
(ore 20:45, domenica ore 15:45)
Teatro Stabile di Torino
MORTE DI DANTON
di Georg Büchner
traduzione Anita Raja
regia e scene Mario Martone
con (in ordine alfabetico)
Giuseppe Battiston, Fausto Cabra, Giovanni Calcagno, Michelangelo
Dalisi, Roberto De Francesco, Francesco Di Leva, Pietro Faiella,
Gianluigi Fogacci, Iaia Forte, Paolo Graziosi, Ernesto Mahieux, Paolo
Mazzarelli, Lino Musella, Totò Onnis, Carmine Paternoster, Irene Petris,
Paolo Pierobon, Mario Pirrello, Maria Roveran, Luciana Zazzera, Roberto
Zibetti
e con
Matteo Baiardi, Vittorio Camarota, Christian Di Filippo, Claudia
Gambino, Giusy Emanuela Iannone, Camilla Nigro, Gloria Restuccia,
Marcello Spinetta
costumi Ursula Patzak
luci Pasquale Mari
suono Hubert Westkemper
registi collaboratori Alfonso Santagata e Paola Rota
scenografo collaboratore Gianni Murru
si ringrazia per la collaborazione Bruno De Franceschi
Durata: 3h e 15’, intervallo incluso.
PREMIO UBU 2016
a Paolo Pierobon come migliore attore
PREMIO LE MASCHERE DEL TEATRO ITALIANO 2016
a Paolo Pierobon come migliore attore protagonista
a Ursula Patzak per i migliori costumi
a Pasquale Mari per le migliori luci
Al
Teatro della Pergola da martedì 9 a domenica 14 maggio Mario Martone
dirige 29 attori, tra i quali Giuseppe Battiston (nel ruolo di Danton),
il Premio Ubu e le Maschere Paolo Pierobon (nel ruolo di Robespierre),
Iaia Forte, Paolo Graziosi, nell’avvincente ‘kolossal’ Morte di Danton di Georg
Büchner sugli ultimi giorni del Terrore, l’amicizia prima e il
conflitto poi tra Danton e Robespierre. La nuova traduzione è di Anita
Raja. La produzione è del Teatro Stabile di Torino.
“Sotto l’apparenza del dramma storico – afferma Martone – Morte di Danton
nasconde i nervi scoperti della condizione umana, così come sarà
rivelata un secolo dopo, nel Novecento, con uguali forza e illusione”.
Il suo Danton prima compagno e poi nemico di Robespierre, è un uomo
condannato a “non poter cambiare – prosegue – i destini dell’umanità, né
vincere le ingiustizie terrene”.
Capace
di esercitare ancora oggi una potente attrazione, Büchner nutre il
dramma di temi tutti rilevanti per il nostro tempo: la natura della
rivoluzione, il rapporto tra uomini e donne, l’amicizia, la classe, il
determinismo, il materialismo, il ruolo del teatro stesso.
Giovedì 11 maggio, ore 17, allo Spazio Alfieri di Via dell’Ulivo, alla presenza di un attore della Compagnia verrà proiettato Danton
il film di Andrzej Wajda del 1983 interpretato da Gérard Depardieu
sulle ultime settimane di vita Georges Jacques Danton. Ingresso libero
fino a esaurimento dei posti disponibili.
Morte di Danton
descrive l’atmosfera degli ultimi giorni del Terrore, la caduta di
Georges Jacques Danton nel 1794 e l’antagonismo che lo contrappone a
Maximilien de Robespierre. Nei soli ventiquattro anni in cui si consuma
la sua appassionata e tormentata esistenza, Georg Büchner ci ha lasciato
alcuni tra i testi più significativi del teatro moderno, come Woyzeck e Leonce e Lena.
Scritto
in sole cinque settimane tra il gennaio e il febbraio del 1835 dal
ventunenne scrittore e anatomista, in fuga dalle autorità dell’Assia
dove era stato coinvolto in una rivolta, Morte di Danton
si concentra proprio sulla contrapposizione tra i due protagonisti
della Rivoluzione francese, compagni prima e avversari in seguito,
entrambi destinati alla ghigliottina a pochi giorni di distanza l’uno
dall’altro. Dopo le Operette Morali di Giacomo Leopardi e il film Il giovane favoloso
sul poeta di Recanati, Mario Martone mette in scena al Teatro della
Pergola da martedì 9 a domenica 14 maggio l’inevitabilità con cui un
moto di popolo finisce per divorare se stesso, e una sommossa nata per i
motivi più sacrosanti diventa spietato regime.
“La lucidità di Büchner
oggi non sembra meno formidabile della sua preveggenza – afferma Mario
Martone – Danton non crede alla necessità del Terrore e difende una
visione del mondo liberale e tollerante, anche se consapevole dei limiti
dell’azione rivoluzionaria; Robespierre, invece, incarna la linea
giacobina, stoica, intransigente e furiosa”.
Testo poco frequentato in Italia (Strehler lo allestì nel 1950, più di recente, all’estero, Wilson, Ostermeier e Marthaler), Morte di Danton
racconta quando, a colpi di ghigliottina, si fronteggiavano le fazioni
dei girondini, fedeli a Georges Jacques Danton e propensi a far
prevalere l’ordine istituzionale repubblicano, e dei giacobini,
capeggiati da Maximilien de Robespierre, intransigenti e furiosi fautori
di un clima rivoluzionario permanente che facesse piazza pulita di
qualsiasi oppositore. A fronteggiarsi in scena sono Danton (Giuseppe
Battiston) e Robespierre (Paolo Pierobon): il primo liberale, tollerante
e consapevole dei limiti della Rivoluzione, il secondo fanatico e
luciferino nella difesa di un’algida virtù, che giustifica il bagno di
sangue del Terrore come necessario momento di rinnovamento dello Stato.
Insieme a loro ci sono Iaia Forte (la moglie di Danton), Paolo Graziosi
(Payne), Fausto Cabra nel ruolo del violento tribuno Saint-Just, Giovanni
Calcagno, Michelangelo Dalisi, Roberto De Francesco, Francesco Di Leva,
Pietro Faiella, Gianluigi Fogacci, Ernesto Mahieux, Paolo Mazzarelli,
Lino Musella, Totò Onnis, Carmine Paternoster, Irene Petris, Mario
Pirrello, Maria Roveran, Luciana Zazzera, Roberto Zibetti, Matteo
Baiardi, Vittorio Camarota, Christian Di Filippo, Claudia Gambino, Giusy
Emanuela Iannone, Camilla Nigro, Gloria Restuccia, Marcello Spinetta. I costumi sono di Ursula Patzak, le luci di Pasquale Mari, il suono è di Hubert Westkemper.
“Per Büchner, come per Leopardi (La Ginestra
è di un anno dopo), la Storia non è che una macchina celibe, anche se
le ragioni per scatenare la rivoluzione – conclude il regista – sono
sempre tutte vive e presenti. Quello che commuove in Morte di Danton
è la fragilità: sembra un paradosso, trattandosi di vicende che
raccontano i protagonisti di un tempo in cui si è sprigionata una forza
di cui ancora oggi sentiamo la spinta. Eppure, nessuno di quegli uomini
ha potuto sottrarsi, oltre che alla ghigliottina, alla verifica della
propria impossibilità di invertire la rotta assegnata (da Dio? dalla
Natura? dal nulla?) agli esseri umani, nonché di porre rimedio
all’ingiustizia che da sempre regna sovrana”.
La
fatica di Danton, che si contrappone con lucida razionalità al
fanatismo del suo rivale, altro non è che la sfiducia nella possibilità
di trasformare il mondo, una visione che tuttavia non incrina la volontà
di lotta e la coscienza di trovarsi dalla parte giusta della storia. La
genialità Büchner consiste
anche in questo guardare tutti i lati della questione ed entrare nella
testa dei personaggi, ciascuno dei quali, come in Čechov, descrive se
stesso e non ascolta gli altri.
Nicoletta Curradi