mercoledì 30 marzo 2011

Scoprendo il Seicento in Valdarno


L’idea di un itinerario come corollario alle tre mostre dedicate a Giovanni da San Giovanni, Giovanni Martinelli e ai Concini, rispettivamente allestite a San Giovanni Valdarno, a Montevarchi e a Terranuova Bracciolini, prende le mosse da una capillare ricognizione del patrimonio seicentesco, mai fatta prima d’ora, nell’intera valle dell’Arno. 

Sono state così individuate oltre cento opere, che vanno dalla fine del Cinquecento a tutto il Seicento, conservate nelle chiese e nei musei del territorio. Opere di grandi maestri - ma anche dipinti che aspettano di essere attribuiti alla luce degli ultimi studi -  come Lodovico Cardi detto Il Cigoli, Francesco Curradi, Giovanni Mazzonni detto Giovanni da San Giovanni, Giovanni Martinelli, Gregorio Pagani, Simone Pignoni e Matteo Rosselli.
L’itinerario, curato dalla storica dell’arte Liletta Fornasari, restituisce un quadro completo del patrimonio seicentesco in Valdarno, in gran parte legato a compagnie religiose, a ordini monastici e conventuali, oltre che a singole personalità; mettendo così in evidenza le affinità o le differenze rispetto ai grandi centri limitrofi e la stretta dipendenza culturale con Firenze.
Punti focali dell’itinerario sono le “città nuove” di Montevarchi, San Giovanni Valdarno e Terranuova Bracciolini, dove si concentrano committenze importanti, oltre che “cantieri” prestigiosi, connessi a episodi miracolosi, meta di molti pellegrini.  Anche nei piccoli centri del Valdarno si riscontra la presenza di opere di grandi maestri, come, per esempio, lungo l’antica strada di Sette Ponti, a Castelfranco di Sopra, nell’Oratorio di San Filippo Neri, dove troviamo L’ Estasi di San Filippo Neri (1640) di Matteo Rosselli, grande caposcuola del Seicento fiorentino, oppure i Santi Pietro e Lucia (1675) di Simone Pignoni. A Loro Ciuffenna, sempre lungo l’antica strada Sette Ponti, nel Santuario della Madonna dell’Umiltà la Natività della Vergine di Matteo Rosselli.
Dall’altra parte dell’Arno, nella piccola chiesa di Massa, a Cavriglia, ancora un capolavoro di Matteo Rosselli:
Il Miracolo della Neve, legato alla storia della Compagnia intitolata alla Madonna della Neve e documentato nella chiesa dal 1621.
Nei tre centri maggiori di Montevarchi, San Giovanni Valdarno e Terranuova Bracciolini sono concentrate il maggior numero di opere del Seicento. A Montevarchi, patria di Giovanni Martinelli, troviamo tra le altre, nella Collegiata di San Lorenzo, un’Adorazione dei Magi di Matteo Rosselli (1607), e una Madonna in gloria tra i santi Lorenzo e Macario di Giovanni Balducci detto il  Cosci.  Nei pressi di Montevarchi, nella piccola chiesa di Caposelvi, il bellissimo dipinto con il San Leonardo di Giovanni Martinelli.
A San Giovanni un ricco itinerario, accompagna la mostra “Quiete, Invenzione e Inquietudine. Il Seicento fiorentino intorno a Giovanni da San Giovanni” con opere di Giovanni Mannozzi detto Giovanni da San Giovanni, tra cui la stupenda Decollazione del Battista (1620) nel Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie, dipinta nel 1620, uno dei quadri simbolo delle novità elaborate dall’artista all’aprirsi del secondo decennio del secolo, riflesso di un naturalismo caravaggesco mediato dalla tradizione fiorentina del disegno. Fanno parte dell’itinerario anche opere di Jacopo Ciacci, Annibale Niccolai, Vincenzo Ferrati, Gregorio Pagani, Giulio Parigi, Antonio Puglieschi, allievo di Pier Dandini, Giovanni Camillo Sagrestani e infine Felice Ficherelli detto il Riposo con Il Martirio di Santa Lucia, nella chiesa omonima.
A Terranuova Bracciolini fanno parte dell’itinerario due capolavori di Giovanni Martinelli: La Samaritana al Pozzo (in mostra a Montevarchi) e l’Annunciazione scoperta da poco e restaurata per l’occasione, entrambe nella Pieve di Santa Maria, quest’ultima proveniente dalla chiesa della piccola frazione di Traiana. L’Annunciazione sarà esposta, per la prima volta dopo il restauro, nella mostra I Concini Tra Mecenatismo e avventura in corso a Terranuova dal 2 aprile al 19 giugno. Il dipinto rappresenta uno straordinario “Arcangelo Gabriele, sospeso da terra fluttuante, che domina la scena: con la mano destra regge un ramo di gigli, bilanciando il gesto della mano sinistra che, alzata, saluta la Vergine. Maria ammutolita ed attonita, guarda l’annunziante, palesando la sua tensione, quasi una citazione mochiana”. In alto, tra le nuvole e gli angeli, Dio padre. La tela è purtroppo deturpata da una estesa bruciatura, che interessa in parte anche il volto della Vergine e in cui è riconoscibile la stessa modella usata per il dipinto della Samaritana al pozzo, sempre a Terranuova Bracciolini. Per il dipinto si propone una collocazione dopo il soggiorno romano e Il Miracolo della Mula, la prima opera conosciuta dell’artista. Sempre a Terranuova, nella Pieve di Santa Maria,  un’Annunciazione di Francesco Curradi, datata 1616, un’opera attribuita dalla studiosa Liletta Fornasari, ad Astolfo Petrazzi la Madonna del Rosario tra i santi Domenico, Francesco, Carlo Borromeo (1616?).  Infine due opere di Gregorio Pagani, Crocifissione con la Vergine tra i santi Bartolomeo e Agata, del 1593, conservata presso la chiesa di San Bartolomeo al Pozzo e Madonna con il Bambino e santi nella chiesa di San Michele in località le Ville.

L’itinerario è accompagnato da una guida cartacea (Edifir edizioni).

Le opere dell’Itinerario del “Seicento in Valdarno” sono presenti nei Comuni di Bucine, Castelfranco di Sopra, Cavriglia, Laterina, Loro Ciuffenna, Montevarchi, Pergine Valdarno, Pian di Scò, San Giovanni Valdarno e Terranuova Bracciolini.

Per informazioni:
www.museidelvaldarno.it

Antonio Manzi in mostra a Fiesole

Questa mostra di Fiesole ospiterà quaranta opere e si svolgerà nella Basilica di Sant’Alessandro
Comincia il 9 aprile fino al 30 maggio
“Antonio Manzi, custode di attimi” questo è il titolo della mostra che raccoglie a Fiesole le grandi ceramiche di Antonio Manzi con cui l’artista ha modificato, in profondità, il modo di concepire la scultura e la decorazione. L’esposizione, curata dal critico d’arte Stefano De Rosa, sarà ospitata nella Basilica di Sant’Alessandro dal 9 aprile (inaugurazione ore 17,30) fino al 30 maggio (a ingresso gratuito). La mostra ospiterà quaranta opere fra cui anche alcune sculture e affreschi realizzati con una tecnica unica. Per quest’occasione Manzi, il più grande artista vivente specializzato nella ceramica, ha eseguito un trittico in ceramica di grandi dimensioni, intitolato “Alba del mondo”, che sarà esposto sotto il catino absidale della chiesa.
La mostra differisce dalle tante altre realizzate dal maestro perché il suo cuore è costituito dal grande pannello di ceramica fatto appositamente per questa esposizione: “per la basilica di Sant’Alessandro ci voleva qualcosa di grandioso e così Manzi ha realizzato un capolavoro di 4 metri per 1, un’opera gigantesca e titanica che rappresenta Adamo ed Eva, l’amore e la natura dell’Eden”, ha spiegato De Rosa.
Le altre opere, in gran parte inedite, costituiscono un’antologia della sua produzione dell’ultimo ventennio: sculture, incisioni, pitture e ceramiche di straordinaria bellezza.
Nell'accozzo dei colori, nella bellezza delle forme, nell'accarezzarsi delle figure, nell'aggrovigliarsi dei corpi, l'artista esprime il suo tormento interiore ma anche la sua visione della vita. Si racconta e si mette a nudo. Le sue opere “gridano” ma nello stesso tempo ci parlano della “favola bella” dell'esistenza.
I soggetti che ritornano sono la coppia, nella dimensione di incantesimo, alla Chagall, ma anche in senso erotico, retaggio liberty e art nouveau: quella di Manzi, però, è sempre una appropriazione critica e dialettica degli stili altrui.
La forza del segno è il suo tratto distintivo, compiuto con un’estrema economia di mezzi con cui riesce a ricreare una realtà.
“Era il 1975 quando, appena ventiduenne, Antonio Manzi espose a Campi Bisenzio alla Galleria d'Arte Ariete. Da quel momento il legame tra l’artista e la città non si è mai interrotto. Nel 2007 è nato il Museo Antonio Manzi, grazie alla donazione dell’artista al Comune di Campi Bisenzio di 109 opere, esposte a Villa Rucellai: il museo suggella in questo modo il rapporto profondo tra Antonio Manzi e Campi Bisenzio. La mostra in collaborazione con il Comune di Fiesole è un altro, suggestivo ed importante passo compiuto insieme ad un artista che è soprattutto una bella persona”, sindaco di Campi Bisenzio Adriano Chini.
Fabrizio Del Bimbo

Le creazioni di Dianora Marandino in mostra alla Galleria del Costume

La mostra presenta una selezione di capi d’abbigliamento realizzati da Dianora Marandino dal 1947 al 1971. L’artigiana, che si può definire "artista", si dedicò allo studio dei colori da impiegare nella sperimentazione di nuove tecniche di pittura e di stampa su tessuto, come pure alla tintura di filati in lana da utilizzare nella tessitura. Con i suoi stessi tessuti decorati a stampa, realizzò capi dalla foggia lineare, rifuggendo dal creare modelli complessi e articolati. La mostra presenta una selezione di abiti,casacche,gonne e cappotti oltre a bozzetti preparatori che fanno parte della cospicua collezione pervenutaci generosamente in dono dal consorte, il maestro Enzo Faraoni, e si propone l’obiettivo di valorizzare questa artista che, essendosi intenzionalmente esclusa dalla grande produzione, è rimasta scarsamente conosciuta al di fuori di un ambito di specialisti nel settore.

Galleria del Costume Palazzo Pitti, fino al 15 maggio 2011

Fabrizio Del Bimbo

venerdì 25 marzo 2011

Un viaggio nell’io onirico

Quando dal mestiere sei “costretto” a leggere molti libri perché la recensione da fare ti aspetta, sei portato talvolta a correre, a saltar pagine, a cercar di cogliere il succo del tomo per poter realizzare il tuo bell’articoletto.

Capita però talvolta di non riuscire a “correre” di aver voglia di fermarsi, tornare indietro a scorrere le pagine una ad una, immergersi nella lettura, farsi rapire da qualcosa che profuma di originalità.
Questo mi è capitato quando sulla scrivania mi è arrivato “Manuale scientifico per l’interpretazione dei sogni e dei simboli” di Sabato Scala e Fiammetta Bianchi per Infinito Editore.

Nel guardarlo è stato naturale pensare superficialmente al solito libro d’interpretazione di sogni tipo dizionarietto o altre amenità simili; roba da appassionati del genere tutt’al più… Cosa scrivere su un qualcosa di nicchia?

Poi ho capito. Ho capito che tante troppe volte la superficialità ci apre davanti alla strada vicoli ciechi che non portano a nessun dove, per quella fretta di correre, per quell’obbligo di dove redarre, quanto prima, una bella recensione.

Sarà che mi ha incuriosito leggere nelle righe delle biografie degli autori che mi trovavo davanti al lavoro di due fior fior di studiosi curiosi dalla vita e del prossimo; sarà per quegli occhi rapiti da Morfeo che mi ammiccavano dalla copertina; sarà leggere che si parlava anche d’immagini e simboli, per la verità non so cosa di preciso, ma mi sono immersa dentro quel libro, perdendomi in un lungo viaggio da cui sono uscita solo adesso.

Questa lunga premessa per farvi capire che non vi trovate al cospetto della solita fredda recensione, ma all’esperienza di chi sì è fatto attraversare da quelle pagine viaggiando per mano con gli autori che mi hanno condotto come un bimbo che vede per la prima volta il mare, in un viaggio fantastico molto celebrale e paradossalmente emozionale.

Un viaggio con un inizio un po’ in salita per chi non mastica tutti i giorni di cervello e neuroni, ma necessario per poter affrontare un mondo fantastico.

Ho avuto conferma prima di tutto, che ci sono in giro tanti ciarlatani perché la materia è scientificamente serissima e non certo degna da siparietti televisivi da tediosi talk. Ho scoperto quanto noi esseri umani siamo complicati, o per meglio dire, quanto ci complichiamo la vita ogni giorno con strutture e mostri inventate della mente, con muri virtuali che costruiamo noi stessi sul nostro cammino della vita.
Basta lasciarsi andare un po’, magari ben guidati come avviene in questo libro e scoprire quanto in realtà siamo fantasticamente complicati, ma fatti di una natura e un istinto che anziché esserci guida, calpestiamo quotidianamente troppo affrettati dal correre dietro al niente.

L’io, l’altro io, l’ombra e i nostri mostri. Noi siamo tutto questo: ovvero tutto e il contrario di tutto. La dimensione onirica, le immagini e i simboli sono la chiave per aprirci la porta se non della felicità almeno di una vita più serena ed in sintonia con noi stessi, con gli altri e con la natura.
”I segreti per cambiare la tua vita” si legge nel sottotitolo, forse un po’ troppo. Forse è necessario avere sempre per mano due guide come Sabato e Fiammetta per poterlo fare, ma quantomeno è bello imparare l’abc per migliorare la nostra vita, quanto è necessario capire che la dimensione onirica e quella in cui ci liberiamo di orpelli inutili.

Scoprire cosa siamo e chi siamo attraverso il sonno è un percorso e come tale porta con se in dote le caratteristiche di tutti i viaggi nel nostro io. Quelle che possono spaventare, quelle che tanti rifiutano cacciando la testa dentro la terra come gli struzzi. Nessuna paura, non ci si fa male, tutt’al più ne veniamo fuori con qualche leggera escoriazione necessaria nell’estirpare i nostri muri…
Viaggi dentro te stesso, le tue paure, i tuoi sentimenti, il tuo passato, il tuo presente, i tuoi rapporti con gli altri. Se lo vuoi ne esci migliore.

Se lo vuoi appunto…ti dicono gli autori fra le righe, se ti senti pronto: del resto questo non è un medicinale che da una parte cura e dall’altro avvelena. E’ una medicina alternativa che solo chi vuole può usare, senza bisogno di maneggiare con cura.
Da tenere sul comodino per sogni e risvegli sereni….

martedì 22 marzo 2011

Tornano gli eventi arancioni targati RUN X YOU

Torneranno anche nel 2011 le "folli corse" ideate da RUN X YOU associazione di volontariato nata da un gruppo di persone di ogni parte della Toscana che hanno deciso di fare dello sport la motivazione per dedicarsi agli altri.
Fin dal suo inizio RUN X YOU si è distinta per i suoi eventi
sportivi estremi che facendo molto parlare, di conseguenza facevano parlare delle cause a cui le singole imprese erano associate. Corse particolarissime, mai viste prima in Italia, che uniscono l’amore per lo sport e la natura ad obiettivi concreti di solidarietà.
Nel 2010 i primi due grandi eventi che vogliamo ricordare: la 1a edizione della Bagno a Ripoli (Firenze) - Porto Azzurro (Isola d'Elba) ormai destinata a diventare un classico che in quattro giorni ha attraversato la Toscana per 220 chilometri di terra e di mare sensibilizzando sulla tematica della disabilità e contribuendo a raccogliere fondi per la nascente residenza-vacanze per I Sassi Turchini che si sta costruendo all’Isola d’Elba. Una corsa festosa a cui hanno partecipato moltissimi runners e bikers che l'hanno fatta tutta o che si sono uniti per strada. Starter dell’evento è stato Leonardo Pieraccioni, ma insieme a lui erano anche il coloratissimo taxi Milano 25, il cantante Aleandro Baldi, i sindaci di Bagno a Ripoli a nuoto, quello di Barberino Val d'Elsa in bicicletta, quello di Colle Val d'Elsa a piedi e poi tanti consiglieri e politici di ogni colore e grado. In settembre invece, il campione di triathlon Alessandro Bossini già "capogruppo" del tratto di mare della corsa precedente ha messo sotto la bandiera RUN X YOU e a disposizione della Residenza I Sassi Turchini i proventi del suo record da guinness dei primati "Traversata a nuoto dell'Arcipelago Toscano: 7 isole in 6 giorni" con il supporto dei runners "arancioni" che gli hanno idealmente il "cambio" a piedi quando toccava terra sulle isole pedonabili (Giglio ed Elba) per non interrompere mai questo filo di solidarietà.
Ma eccoci all'oggi e ai progetti 2011.
Con grande coraggio l'associazione anche quest'anno ha scelto di farsi supporter di cause poco note nella convinzione che sono proprio queste quelle a necessitare di un vasto eco mediatico.
Dal 22 al 25 giugno tornerà la "classica" Bagno a Ripoli – Porto Azzurro perché I Sassi Turchini che saranno inaugurati in occasione della corsa hanno sempre bisogno degli atleti arancioni per il quotidiano. Quest'anno l'evento però sarà doppio perché oltre al tradizionale percorso in 4 tappe (podismo + nuoto) da Firenze all'Isola d'Elba che taglia la regione nella direttrice nord-sud sollecitando ai bisogni 13 comuni e 3 province attraversate; si aggiungerà un percorso di un giorno (nuoto + bici + nuoto) che dall'Isola del Giglio raggiungerà l'Isola d'Elba attraversando la Maremma e quindi sollecitando in questo gesto di solidarietà anche la Toscana nella direttrice sud-nord.
Ancora da svelare i dettagli del nuovo grande evento che si svolgerà interamente sul territorio di Firenze che sarà "estremo" per durata. 24 ore non stop a staffetta nel centro storico in Piazza del Duomo/Piazza San Giovanni per poter parlare di tutti i bambini che hanno bisogno di una famiglia ed aprire così una finestra che stimoli alla riflessione sul tema dell'affido. Per fare questo RUN X YOU si farà supporter dei bisogni de "Il Nido di Pippi" una straordinaria famiglia che accoglie tanti bambini meno fortunati. Un giorno di festa dove sarà piacevole esserci per unirsi a un progetto dove "fra un giro di pista e l'altro" si svelerà il sogno : un pulmino nuovo per "Il Nido di Pippi".
Tutti gli eventi RUN X YOU sono aperti a chiunque e sono ammessi tutti i mezzi ecologici. Si può correre e contribuire per un minuto, un'ora, un giorno o quattro giorni… basta scegliere.
L’associazione ci tiene a mandare il suo grazie speciale al Nucleo Operativo di Protezione Civile Logistica dei Trapianti e Centro Documentazione senza il cui supporto niente sarebbe possibile e ringraziare tutte le istituzioni (regione, province e comuni) che fin dall'inizio hanno creduto in questi progetti dove si dimostra che divertendosi si può fare del bene.
Per sostenere i progetti RUN X YOU che ricordiamo essere un'associazione di volontariato senza alcun tipo di contributo basta chiedere di associarsi, per chi volesse farlo scrivete a: runxyou@libero.it

Nasce a Firenze il primo Bio Habitat

Negli ultimi tempi sempre più persone stanno comprendendo che il rispetto per la natura e la parola “biologico” ha significati profondi che vanno ben oltre il superficiale credere. Sono maturi tempi per allargare gli orizzonti e far sapere che essere attenti a certe pratiche non è moda, ma la voglia di non affossarci sotto cumuli di spazzatura come recentemente abbiamo visto in qualche città del sud… per azzardare una delle ipotesi più ottimistiche. Vanno sfatate inoltre alcune leggende metropolitane come, ad esempio, quella che identifica i seguaci delle pratiche biologiche in post-hippy ageè che scelgono di mangiare zucchine di un certo tipo. No, non è così! Vivere bio è solo aver rispetto di noi stessi, del prossimo e del mondo che ci circonda. Usciamo allora definitivamente dai luoghi comuni e guardiamoci intorno. Oggi c’è molto verde nelle nostre città; i parchi e i giardini per fortuna grazie ad un inversione di tendenza stanno riprendendo – è proprio il caso di dirlo – terreno dopo i caterpillar degli anni 60 e 70 del Novecento che fecero credere che al posto degli alberi in città fosse più utile il cemento armato. Ben venga questo ritorno, ma dobbiamo aver ben chiaro però che non basta mettere a dimora tre alberelli imberbi, quattro aiuole frondose e due comode panchine per poter dire “amiamo e rispettiamo la natura!” No, non è così banalmente semplice…Sia i privati, ma soprattutto le amministrazioni devono andare più nel profondo e capire -  facendosi guidare da professionisti formati a hoc - che i parchi e i giardini, paradossalmente, possono essere grandi fonti d’inquinamento! Un parco non s’improvvisa, ciò che è verde non è naturale a prescindere, ma soprattutto non è quello perfetto che patinato luccica dai periodici di settore…
Silvia Martelli, forestale di Giardini Associati di Firenze e pioniera del settore mi ha aperto un mondo: “Pensate solo ai diserbanti, agli antiparassitari e ai prodotti di sintesi che ci sono in un parco. Pensate adesso ai vostri bimbi che lì corrono e giocano, normale che alla fine si portino le manine in bocca…Pensate a cosa ingeriscono… Ma le mamme sono ignare e sono convinte che portare i bimbi al parco sia la cosa migliore da fare quando invece può essere pericolosissimo! Recenti studi dell’Università di Siena hanno. Infatti. dimostrato che, paradossalmente è più sano un bimbo che vive in casa di uno che frequenta il verde pubblico! Il suo sangue non contiene quei veleni incolori e inodori presenti nei parchi”. Ma come può un parco trasformarsi in Biohabitat?  “Solo seguendo e rispettando i criteri di un rigoroso disciplinare che ti fanno ottenere la certificazione. I Biohabitat del resto non sono che parchi che rispondono a certi criteri di salubrità.”
Approfondendo l’argomento ho capito il gran vuoto culturale e poi, ho scoperto con piacere che il primo luogo certificato Biohabitat di Toscana è il parco di Villa Ognissanti sede dell’Ospedale Pediatrico Anna Mayer che peraltro è anche il primo parco d’ospedale d’Italia! “Un Biohabitat si costruisce stando attenti ai consumi d’energia diminuendo gli interventi di manutenzione. Com’è possibile? Semplicemente mettendo a dimora le piante più distanti fra loro ad esempio per dover fare meno potature; oppure mettendo solo piante autoctone che oltre ad essere per questioni climatiche più resistenti forniscono cibo e rifugio agli animali, soprattutto gli insetti che poi combattono in modo naturale i parassiti. Vuol dire consumare meno acqua, illuminare con impianti che puntando verso il basso permettano di far vedere anche le stelle; vuol dire scegliere arredi e giochi in materiali naturali o riciclati e soprattutto renderli fruibili anche ai bimbi disabili”. La dottoressa Martelli mi sta parlando di quella che sembra la scoperta dell’acqua calda in cui capisco che l’ostacolo maggiore, oltre che culturale è temporale: tutti abbiamo fretta mentre con il giardino bio serve pazienza perché il ciclo è naturale. Ma tornando al Parco di Villa Ognissanti dove veniamo affascinati dalla splendida oliveta recentemente “adottata” dal Consorzio dell’Olio Chianti Classico, scopriamo che il Biohabitat prevede anche una zona non sfalciata e vedendo il mio stupore la dottoressa prosegue: “All’interno di un bioparco ci deve essere sempre una zona così, serve per far riprodurre la natura, creare alimento e  non interrompere mail il ciclo vitale. Un bioparco non s’improvvisa: richiede tempo e progettisti e vivaisti abilitati. Qui al Mayer stiamo lavorando da tre anni e la certificazione è fresca di solo quattro mesi. Un onore lavorare con persone di grande sensibilità in un simbolo della Toscana e soprattutto aver iniziato da un luogo dei bambini: credo sia perfetto iniziare da loro che sono il futuro per voltar pagina”.
In chiusura due cosette utili che forse vi sorprenderanno che ho appreso in questo mio viaggio alla scoperta del biohabitat: attenzione all’orto fatto in casa se lo concimate con prodotti di sintesi ed attenzione ai fiori recisi che sono belli ma, pieni di veleni.
Torniamo alla natura, guardiamo ai boschi e ai loro cicli naturali, cerchiamo di capire che la natura non è un materiale di consumo.